Ricostruzione dei sottoservizi

Ricostruzione sottoservizi

Le ricostruzioni dei sottoservizi sono sempre più richieste per gli scavi in ambito urbano. Ancor di più lo è l’identificazione: gas, acqua, fogna bianca, nera, mista, telecomunicazioni e fibre ottiche, linee elettriche AT, MT, BT, PI, teleriscaldamento, oleodotti, eoservizi, grandi collettori fognari, camere interrate. Occorre sottolineare che: l’attività di mappatura di sottoservizi su vaste aree (strade larghe e con molte utenze e servizi) diventa sempre più difficile man mano che aumenta la congestione delle reti e la profondità richiesta. Nessuno strumento di indagine geofisica è in grado di identificare un sottoservizio nella sua tipologia e nel materiale (a parte qualche indicazione dai segnali GPR). Questa operazione è stata sempre perseguita da noi, a partire dal 2002 e con tutti i rischi connessi, utilizzando 3 metodi di indagine, attualmente riassunti nelle Prassi UNI/Pdr 26:2017 e che sono in fase di trasformazione:
1) ispezione diretta dove possibile degli elementi interrati e fuori terra inerenti i sottoservizi supportata dai dati forniti, se possibile, dagli enti gestori
2) connessione diretta con localizzatore elettromagnetico TxRx e tracciamenti di precisione, verifiche con tecniche passive e ad induzione
3) scansioni Georadar con due o più antenne di spaziatura opportuna e/o variabile valutata in base ai dati accumulati con le due precedenti metodologie. In particolare è fondamentale l’uso di antenne a diversa frequenza per focalizzare profondità differenti alla massima risoluzione.
Con questo sistema si riesce a raggiungere il più alto livello di qualità e mappare la presenza di almeno il 60-70% dei sottoservizi in metallo, pvc, corrugato, polietilene, Hdpe, strutturato, cemento, gres, pietra, cavi di telecomunicazione, elettrici, videosorveglianza. Purtroppo ci sarà una percentuale che sfuggirà alla ricostruzione per diversi motivi: ciò è stato appurato con  le indagini dirette successive agli scavi in 20 anni di lavoro! Oltre a questo si deve considerare che i metodi geofisici sono indiretti e devono servire come indicazione, non intesa come “fotografia” fedele del sottosuolo e la ricostruzione fatta, identificando le reti nella loro tipologia, comporta errori derivanti dall’integrazione dei 3 metodi descritti. Inoltre la precisione nel posizionamento spaziale verticale ed orizzontale è variabile e dipende anche dal supporto cartografico di riferimento (Carte tecniche regionali, rilievi topografici speditivi, di dettaglio, supporto del solo gps). La tendenza generale è di contenere la precisione entro il 10%: essa aumenta con le dimensioni dei sottoservizi presenti e con la diminuzione del grado di congestione. Poiché il risultato finale è una ricostruzione gli errori connessi sono legati alla non rispondenza dell’andamento delle reti, all’assenza di servizi indicati e che sono falsi positivi, artefatti ed altri errori di interpretazione. La mappatura dei sottoservizi così ottenuta dovrà sempre, se possibile, essere verificata da trincee di sondaggio. In questo modo alcuni servizi messi a nudo potranno essere tracciati con la trasmittente elettromagnetica Tx da  10 Watt  e seguiti con precisione, Rx,  fino a distanze ragguardevoli!
Negli ultimi tempi affianchiamo i progettisti pianificando le indagini sui sottoservizi in diversi modi a seconda se:
-si tratta di progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva
-si tratta di scavi a piccola sezione, a grande sezione, oltre i 2m di profondità, in perforazione orizzontale
-se il tracciato di posa di una futura rete è già fissato a priori, indipendentemente dai sottoservizi presenti (quindi avendo già messo in conto di superare le interferenze)
-se il posizionamento di una futura rete deve sortire dai risultati della mappatura fatta con le indagini geofisiche.
In questo terzo caso ultimamente noi suggeriamo di procedere in 2 modi: effettuando una mappatura preliminare, alfine di posizionare la rete futura da progettare sulle cartografie e successivamente perseguire indagini mirate con strumenti e metodi diversi in asse alla rete per studiare tutte le inferferenze possibili che verranno fuori, sia come anomalie non identificate (legate al terreno, a target archeologici, a masse metalliche, a relitti antropici etc.) che come sottoservizi interferenti.

Archeologia

Archeologia

Prospezioni geofisiche per scopi archeologici con applicazione di metodi integrati dal georadar, alla geoelettrica capacitiva, all’elettromagnetometria.
Restituzioni in time-slice d’ampiezza mediata, isosuperfici, cubi 3D. Ultimamente usiamo il radar3D per scansioni in swat su vaste aree, in configurazione ultradensa (a 132 canali in array molti-molti) e restituzione di mappe in forma di time slice d’ampiezza sia mediata che non mediata; time slice degli attributi istantanei (frequenza, fase, ampiezza), time slice degli attributi in frequenza: Q-factor, Q-factor robusto, Q-factor pesato, ampiezza di diffrazione, ampiezza spettrale, la parte reale della complex relative permittivity, la parte immaginaria della complex relative permittivity, lo spettro di frequenza centrale del segnale in vicinanza di frammenti di riflessioni diffratte, il modulo della complex relative permittivity, i picchi locali di risonanza dello spettro di ampiezza e frequenza in prossimità di frammenti di riflessioni diffratte, la tangente di perdita dielettrica,  la resistività alla frequenza centrale dell’antenna, il decremento dello smorzamento del segnale riflesso, il modulo della media d’ampiezza di frammenti di riflessione diffratti, l’ampiezza dell’inviluppo del segnale, il contenuto d’acqua, il volume moisture.